mercoledì 29 luglio 2015

"Quel marittimo incrocio" 
Ciò che si cela dietro a tale componimento è di facile intuizione. Ci sono momenti in cui ci sentiamo persi e spesso i nostri sogni sono piccole foto che ci fanno vedere cosa abbiamo dentro.
Il mare di questo sogno non è violento ma grande ed in continuo movimento. Quello che manca è la presenza di un punto di riferimento, della spiaggia. Non c'è la sensazione di panico dovuta al non saper nuotare, bensì la consapevolezza che a mancare non è la mano ma lo strumento, come rappresentato dalle luci che non aiutano a capire la direzione, ma sono sfuocate e distanti seppur il sogno sia nitido.
Lo sterrato quindi va ad essere la metafora della spregiudicatezza adolescenziale e dei suoi insegnamenti che in un modo o nell'altro arrivavano, qualsiasi fosse la direzione.
La poesia si conclude con le sensazioni del sognatore: il futuro ed il passato lo tengono fermo in quel mare e distaccato dalla situazione, paradossalmente stabile in quella assoluta instabilità.

Io la poesia ve la lascio qui, la mia chiave di lettura può essere condivisa, interpretata ma anche stravolta, è questa la magia che tiene in vita la poesia.

Quel marittimo incrocio
Un mare di onde,
piccole ma sparse,
nessuna spiaggia, 
nessuna duna.
Sapere di saper nuotare
guardare e non vedere niente,
luci sfuocate in sogni nitidi,
sembra vero, sembra il dentro.
Lo sterrato era lividi e sbucciature
un segnale, il dolore,
di una qualsiasi direzione.
Sentirsi bagnati dalle incertezze,
pesanti per il freddo delle emozioni,
e dispersi senza alcuna intenzione.
"V.B. Inedite 2015"

Vincenzo Bua Inedite 2015

venerdì 4 aprile 2014

#Splash ep. 1

Boato nel tugurio degli intenti,
arrancano le menti in cerca di menti da abbattere,
la fitta involuzione al contrario.
Esplode, rimbomba, irrita e confonde,
sauna tra ricche bambole e
regnanti disillusi.
I figli della nuova evoluzione,
nel silenzio che consola
il tempo perso del coglione

V.B. (inedite 2014)

domenica 30 marzo 2014

#Sassolino ep. 0


Guardali. Osservali,
ascoltali urlare.
Da torre a torre, da palazzo a palazzo,
come fango s'accoppiano e s'ammazzano.
Guardali maneggiare il fango, usarti come acqua,
accecare l'ideale e maritarti con la convenienza.
Ascoltali offendere la logica dell'altruismo,
ma non aver paura delle urla,
non temere un vocabolario d'accuse.
Sono animali, giocano.




Sono tornato.



La vera soddisfazione arriva quando ciò che è giusto trova il suo posto senza che tu muova un dito.


Il sassolino dalla scarpa non si toglie con le mani, ma passo dopo passo salta fuori da solo.












domenica 1 dicembre 2013

A cosa stai pensando?

Pensavo a Domenico Modugno.

E tutti penserete al "Blu dipinto di Blu". E tutti c'azzeccherete inevitabilmente.
A cosa pensavo, chiede facebook.. Pensavo, in maniera molto retorica, allo scorrere del tempo, alle grandi domande ed alle piccole risposte che ogni giorno ci facciamo e ci diamo per renderci conto di chi siamo.
Pensavo che ce lo chiediamo ogni giorno, c'è chi è più convinto, c'è chi ha bisogno di perdersi per trovare conforto nell'idea di essersi perso per sempre. Poi ci sono io, che dimentico semplicemente chi sono, e mi trascino a piedi nudi su una strada che sembra così luminosa ogni volta, così come ogni volta so già che luminosa non lo è davvero. Ma dimentico. Passo dopo passo.

Pensavo, pensavo.

Pensavo che in vita mia ho avuto convinzioni, certezze, sicurezze, così come ho provato emozioni, sensazioni, sentimenti che alla fine ho scoperto non essere tali, o non essere che una minima parte di ciò che emozione in effetti è.

Pensavo che una convinzione dovrebbe perdurare per l'intero arco della giornata, per l'intero arco del periodo di cui si nutre, da quando ce la si crea, a quando si esaurisce con l'atto stesso.
Pensavo che le mie convinzioni oscillano tra l'attimo e l'ora. La mia voglia, la mia volontà, come se fossero imbuti di vetro di una stessa clessidra, la completezza di uno esclude l'altra. Pensavo che questa cosa non mi porterà da nessuna parte nella mia vita. Ecco, di questo sono convinto di esserne convinto.

Pensavo al sorriso del tabaccaio di fronte casa. Pensavo all'istintività con cui, nell'attimo stesso in cui raccoglievo il pacco di GOMMINE (chewing gum) l'ho guardato e ho chiesto se la musica che riscaldava quel tabacchino i cui orari ormai conosco a memoria fosse di Chopin.

Pensavo che quel suo sì non fosse così piacevolmente sorpreso fino al momento in cui ho aggiunto che proprio in questi giorni ho messo uno dei cd al cui acquisto ho legato un umore sereno e soddisfatto. Ho detto "l'ho tirato fuori proprio in questi giorni" e lui " ah si? E' molto bello". 

Ho pensato a quanto c'invidia il mondo intero. Ho pensato che questo solo l'Italia ce l'ha.

Ora invece penso a Domenico Modugno...anche se.

Anche se a dire il vero prima pensavo a chi si permette di usare la parola "Democrazia" "Meritocrazia" e "Affidabilità" senza conoscerne il valore. Pensavo a chi sbandiera ideali nascondendoli d'interesse personale, a chi alimenta apatia esclusivamente per non affrontare un conflitto d'interessi che lo vedrebbe ridicolizzato.
Pensavo a quanto le parole possano essere pesanti, "una parola ferisce più d'un proiettile".

Ho pensato ancora a Domenico Modugno, e ho pensato a quanto son coglione a non averci pensato prima.

Pensavo, ho pensato, penso. 

Penso che sia difficile parlare d'amore. Penso che la distanza sia una merda.
Penso che il destino, o meglio, collegare eventi poco probabili e per questo più percepibili, sia assolutamente qualcosa di romantico. Il romanticismo di una finestra s'un parco mentre il sole tramonta, le foglie si lasciano andare e le persone vivono la propria vita mentre la musica ti fa credere che vivano la tua e siano lì per te.

Penso che scrivere d'amore sia impossibile.

Quando teniamo a qualcosa abbiamo quasi paura a parlarne, sfiorarne, usarne le proprietà/qualità/sembianze. Quella paura di perdere qualcosa che ha a volte la gente preventivamente; il valore effettivo si scopre sempre quando si perde qualcosa...ma a volte, e penso di esserci pienamente dentro, c'andiamo così vicini a capire quanto importante sia qualcosa, che quasi sembriamo indifferenti ad essa. Eppure ci teniamo.

Penso e non penso d'aver scritto un mare di cazzate.

Penso che le donne abbiano troppo potere, spesso giustificato anche dalla nostra impertinenza...ma penso ne abbiano comunque troppo.

Boh. 

Penso di star vivendo, nel mio piccolo universitario, qualcosa di simile alla politica italiana tutta.
Penso che non cambierà nulla, da una parte, perché mi sento uno dei pochi a non accettare ciò che succede e cercare una soluzione.
Penso che l'Italia in miniatura non sia solo una "località" in miniatura da visitare. Penso siano i vicini di casa chiusi in casa che s'ammazzano e s'intimoriscono per la riunione. Penso siano Polenta e Terroni. Penso siano Guelfi e Ghibellini, Edison e Tesla.
Edison e Tesla.

Penso che Edison sia l'esempio di come a volte i "cattivi" vincono non sia solo il pericolo di un film d'azione, bensì la storia trafugata dal vincitore.

A cosa sto pensando a dire il vero non ve lo posso dire, perché è lontano da me, e avreste voglia di rubarmelo subito. A cosa sto pensando ve lo dirò tra quindici giorni, se avrò tempo..

Perché ora che ci ripenso, quando la tengo per mano le mie paure non esistono, ed io non scrivo. Vivo.

lunedì 3 giugno 2013

A salve smise di spararci anche il prete.

La parola è un proiettile, va usata con cautela. Dosata, messa a fuoco sull'obiettivo: preparata come si deve.

Ciò che sta succedendo ha fatto di me un caricatore da spalla pieno di proiettili, pieno di ragioni che purtroppo non posso più tenere in un cassetto insieme alle mie paranoie, a ciò che penso sia giusto o sbagliato.

Francamente penso che un conto sia avere ragione degli altri, un conto sia tentare d'aver ragione a discapito di altri.

La parola è un proiettile, e a volte, anche i proiettili, possono tornare indietro..più veloci, e accompagnati dal proiettile di chi decide, per una volta, di rispondere.

domenica 14 aprile 2013

BuonaBirraNotte


Un po' come schiuma sulla tua birra,
c'è chi l'ama, la beve, chi aspetta.

C'è chi assapora piano, chi s'affretta anche a tavola,
grugniscono i gentiluomini per complimento,
tacciono i vili a cui manca qualcosa, più che il ritegno.

Persino gli odori vengono spenti, accesi, o ricercati;
benzinai latin lover e narici ben pagate in enoteca,
giovani accendini o romantici sussurri.

Mentre luci soffuse s'alternano a intermittenti neon,
quella schiuma sulla tua birra è sparita,
non resta che adagiarsi, anima nell'anima,
col respiro e l'occhio sereno,
lì dove nessuno ha mai messo il dito.

(Vincenzo Bua, inediti 2013)

domenica 7 aprile 2013

A Pavia, con affetto.

Cara Pavia,

4 anni e 28 giorni. Tanto è durato il nostro amore, la nostra storia, la nostra convivenza.

Come stai? mi piacerebbe raccontarti di come la mia vita è cambiata da quando mi son trasferito in quel di Reggio Emilia.. però sai, non ho mai amato i paragoni, sanno di indecisione, quella indecisione che riprometto di eliminare dal mio carattere ogni volta.

E poi, cara Pavia, a parte le zanzare (anche se qua non mancano ) che ti contraddistinguevano, eri bella, d'estate e d'inverno, con la tua nebbia, le tue brevi nevicate, il tuo 3 ed il tuo cardo ed il tuo decumano che attraversavano quella meravigliosa città nata in tempi romani ma sulla struttura di un accampamento militare. Cosa potevo chiedere di più? Una specialistica, forse. Ma questa è un'altra storia a cui sinceramente non penso mai..sono felice delle mie scelte, mai come ora.

Ed i tuoi abitanti? Che meravigliosi erano quei ragazzini fatti col timbro... spam spam spam spam, tutti uguali, tutti vestiti, pettinati, profumati uguali. Impossibile riconoscerli tra loro, impossibile non riconoscerli in mezzo agli studenti. Studenti.. oh, quanti eravamo?? 30.000 ? Tanti, tutti diversi, che capisci che una volta la leva obbligatoria forse non era così brutta come cosa...Conoscere gente che viene da altre realtà ti fa crescere tanto dentro, i residenti ed i pendolari non potranno mai capire quanto e come formi l'essere un fuori sede.

Tanti cuori per i tuoi collegi. Adoro. E dire che ho avuto la fortuna/sfortuna di vivere il decadimento della goliardia universitaria (almeno la nostra)...ma quanti ricordi, quante emozioni, esperienze, conoscenze, ma soprattutto insegnamenti! Una mente aperta avrebbe potuto scovare insegnamenti di vita ovunque l'occhio e l'orecchio si posassero.

Per le relazioni sociali ad inizio post pensavo di stendere un velo pietoso e incentrare la mia lettera a proposito, ma non ci riesco.

Cara Pavia, vengo raramente a trovarti, ma non per questo mi dimentico delle trame dei tuoi sanpietrini o i tramonti sul lungo Ticino. No, Pavia, tu per me sei stata e rimarrai una vera amica, e come tale non riuscirei neanche volendo a dimenticarmi di te, ad ignorarti, a fingere indifferenza.

No, Pavia. Gioie e dolori hanno impresso ogni centimetro nel cuore, ed ogni volta tornare è come non essere mai andato via.

Ecco, scusa il ritardo, volevo scriverti queste righe la prima volta che tornai (dopo aver scoperto di aver superato il test d'ingresso così dopo essermi iscritto a Reggio) ma ho scritto frasi su frasi sul cuore per poterne fare un mosaico d'emozioni.

Grazie.

Con Affetto

Vincenzo